Mia moglie ama preparare in proprio quel che mangia, mi spiego: se vuole mangiare pane, si prepara il pane, se desidera biscotti allora prepara impasto e inforna, se vuole yogurt si fa lo yogurt in casa. Insomma un bravo donnino.
Così non è insolito trovare, in frigorifero, vari contenitori con ingredienti salse e pietanze di ogni ordine e tipo.
Non essendo ormai sufficienti quelli che in romagna vengono chiamati "sgugiotti" (piccole scatole chiuse ermeticamente), ultimamente abbiamo deciso di riciclare i contenitori richiudibili di una nota marca di sughi pronti ed è proprio lì, che ultimamente, vengono conservati quelli che potrei definire "arditi esperimenti culinari".
Ricordo ai miei due lettori che, il sottoscritto, soffre di quella che è da considerarsi una patologica "memoria del pesce rosso": insomma, tendo a dimenticare le quotidiane istruzioni che vengono impartite dalla (quasi) paziente consorte.
È quindi normale che un povero innocente marito, ignaro del contenuto di quei contenitori, veda un appetibile sugo ai funghi porcini e decida di condire con quel gustoso condimento, l'ultima confezione di ravioli alle melanzane a disposizione.
Potete immaginare la sorpresa infarcita da esclamazioni quali "diamine e poffarbacco" o "perdinci e acciderbolina", quando all'assaggio del raviolo, con grande stupore, il sottoscritto venga a conoscenza del fatto che il sugo ai funghi porcini è in realtà un dolcissimo yogurt di soia alla vaniglia.
Un tempo avrei dato in escandescenze e avrei gettato tutto nel bidone della spazzatura, ma la vocazione alla santità che ultimamente mi contraddistingue ha avuto la meglio.
Inoltre gettare via dei ravioli è da considerarsi peccato mortale.
La soluzione? Semplice: ho lavato ogni singolo raviolo saltandolo poi in padella con un vero ragù di soia.
Dentro di me ora, cresce l'idea di acquistare un numero indefinito di contenitori che possano mostrare l'esatto contenuto ed eliminare tutto ciò che può trarre in inganno, perché sarò anche un inguaribile buontempone, ma sul cibo, diamine e accipicchia, non si può scherzare.
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