Hai fretta, sei in ritardo, devi ancora passare al supermercato per fare la spesa. Scendi di corsa le scale correndo il rischio di "scapuzzare" (termine romagnolo che significa inciampare) e romperti l'osso del collo. Mentre ti riprendi miracolosamente dall'inciampo, suona il telefonino: "le interessano i nostri surgelati?" -domandano dall'altro capo.
Rispondo che non ho tempo, e raggiungo di corsa il parcheggio dove custodisco la macchina, infilo le chiavi nel cruscotto e invece che sentire il rassicurante motorino d'avviamento che mette in moto il motore, sento solo regnare il silenzio. "C@zzo! La batteria!"
Chiamo mio padre e gli chiedo di portare urgentemente i cavi per il collegamento ponte delle batterie e nel frattempo corro a piedi al supermercato per guadagnare tempo. Fila di dieci minuti alle casse e mentre rientro, squilla nuovamente il cellulare: "ha tempo ora per parlare di surgelati?" Ruggisco un "no" che sentono fino in Alaska. Arrivo a casa, trovo mio padre che passeggia nervosamente davanti al cancello di casa come se aspettasse che qualcuno gli notifichi il parto del primo figlio (che per la cronaca sono io). Colleghiamo l'auto ai cavi, l'auto va in moto e con la velocità di una Mercedes di formula uno, corro dal rivenditore di batterie prima che arrivi l'orario di chiusura della pausa pranzo. Con i soliti "cento euro" non previsti, fornisco l'auto di una fiammante batteria nuova, risultato? Ora non funziona più correttamente il misuratore di livello del carburante e l'avviso acustico delle luci a motore fermo (altri cento euro?). Rientro a casa in tempo per infilare un po' di cibo "ad imbuto" nel gargarozzo e riparto per la destinazione lavorativa.
L'uomo dei surgelati non ha più chiamato: mi devo preoccupare?
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