Se chiedi ad un bambino che cosa sia la vita, risponderà che la vita è fatta di combattimenti spaziali, di fiumi in cui scorre il cioccolato, di giochi a perdita d'occhio, di pianti (pochi), risate e sorrisi, di sogni da realizzare. Poi tutto questo un giorno si trasforma: i sogni si perdono. Ti rendi conto che anche se nei fiumi scorresse vero cioccolato (invece che melma maleodorante), non hai più l'età per poterne mangiare a chili. Che le lacrime faticano ad uscire perché la vita ti ha indurito e che i sorrisi si vanno pian piano diradando. Il pensiero che, per un adulto, la vita sia "far quadrare i conti" è una disillusione assai dolorosa. La cosa ancora più triste è che inizio a pensarlo anch'io.
Mi sento sempre più prigioniero di un mondo che nemmeno permette più di sognare perché anche l'evasione ha costi "vivi, fisici e morali". Libero si, ma di non potere, di non fare perché per fare e potere occorre anche avere "palle" (Le mie si sono rotte a furia di sbatterle nella realtà). Forse era meglio nascere in un mondo meno evoluto o forse il mio pensiero, non propriamente positivo, è frutto di una profonda crisi di mezza età. Certo tutto passa, tutto scorre e ci si adatta, ma resta un po' di amaro in bocca e quell'amaro non è nemmeno un cynar.
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