Diario di viaggio: capitolo 1
Giorno prima della partenza.
Avere avuto una moglie di un certo tipo, avrebbe dovuto condizionare la vita e invece: niet, nada, nein, o come diciamo noi in Italia, no: a me non è servito a nulla!
Lei: essenziale in tutto
Io: incasinato e totalmente avulso dalla praticità delle cose.
Se la ex compagna di vita dovesse partire per un viaggio, il suo guardaroba in valigia, sarà “lo stretto necessario” e questo, nel puro senso del termine.
Io invece farei prima a spedire direttamente l’armadio che ho a casa.
Si, perché non si sa mai... e se ci fosse una serata di gala?
Un vestito serve.
A cena poi non è da gentiluomini indossare dei bermuda, quindi i pantaloni lunghi vanno portati, ma siccome mi conosco e so che sono uno sbrodolone, dovrò pur averne qualcuno di ricambio, magari uno per ogni giorno di permanenza.
Il che significa che ai sette bermuda previsti per il giorno, vanno aggiunte sette “braghe” lunghe per la sera portando così a quattordici, il numero totale di pantaloni da portare.
Questo è il criterio che andrà utilizzato dal sottoscritto anche per quel che riguarda il resto: camicie, t-shirt, calzini e così via.
In pratica: per il sottoscritto, venti chili di valigia, per una settimana, sono davvero pochi...
In un viaggio io sarò sempre e comunque quello con la borsa più pesante.
Questa sera, quando la mia ex compagna è venuta a trovarmi per stare un po’ con i cani, ha guardato il casino che avevo creato in soggiorno nel preparare valigia e bagaglio a mano e ha chiesto:
“Stai traslocando?”
Effettivamente così poteva sembrare.
D’altronde dieci anni di pragmatismo, non servono a nulla se hai un cervello “AB normal” tipo quello che indosso.
Il mio grado di ansia è tale che per paura che il bagaglio che andrà stivato nella pancia dell’aereo vada perduto, cercherò di inserire nella borsa da portare a mano, almeno altrettanta biancheria di sicurezza.
Capisco sia un assurdità: in primo luogo, in questa occasione, non vado in Alaska, ma in Kenya dove l’abbigliamento deve essere assai leggero e informale.
Io però ho sempre dato ascolto alle vecchie nonne che, un tempo, insegnavano ed invitavano ad essere prudenti e pronti ad affrontare qualunque tipo di cambiamento climatico, per cui: “una felpina o una magliolina di lana per eventuali serate fresche, anche se sei all’equatore, non vuoi portarla?”
Mi è stato fatto notare che, in caso di macchie o urgenze, esistono anche i servizi di lavanderia in hotel e che quindi, viaggiare leggeri, non dovrebbe essere così complicato.
Eppure non riesco a limitare il numero di capi da portare appresso e se non riuscirò a rendere “efficace” il mio bagaglio, questa volta dovrò davvero chiamare una ditta di traslochi e far portare, il mio armadio, nel luogo di villeggiatura.
Almeno starò tranquillo... forse.
Diario di viaggio: capitolo 2
: Poche ore prima della partenza
Dopo aver perso almeno due chili nella preparazione della valigia e dopo aver scoperto che il mio bagaglio a mano, da vuoto, pesa esattamente cinque chili (il massimo stivabile nelle cappelliere di bordo), rinuncio finalmente al surplus e chiudo il capitolo bagagli.
Mi rilasso e attendo l’ora di effettuare il check-in on line per il volo e in quel momento squilla il cellulare, notificando una notizia meteo: mi si comunica che, in Kenya, le “piccole piogge” che erano previste a fine ottobre, a causa di un ritardo “non attribuibile a Trenitalia”, hanno deciso di fare la loro comparsa sul territorio africano proprio nei prossimi giorni.
“Soccia che culo!” Esclamò con forte accento Bolognese (accento che mi ritrovo ad utilizzare quando sono fortemente sorpreso)
L’articolo postato sulla applicazione meteo, spiega che queste piogge, attese due mesi fa, arrivano solo ora a causa del riscaldamento globale e della situazione di surriscaldamento mondiale.
Perfetto, la pioggia è un bene prezioso, soprattutto per quelle terre così riarse dal sole e dal caldo...
Ma proprio quando parto io?
Il pensiero, naturalmente, va alla memoria del ragioniere più famoso d’italia, ovvero quel Fantozzi ragionier Ugo, che era solito viaggiare con una nuvoletta carica di pioggia durante le sue brevi escursioni.
Riuscirà il nostro eroe a godere del sole africano?
Lo scoprirete nelle prossime puntate...
Diario di viaggio: capitolo 3
giorno della partenza
Un muro di nebbia accoglie il mio arrivo a Verona e il mio ottimismo ha un crollo. Già mi vedo con voli cancellati o spostati, ma attorno all’aeroporto (grazie alle Divinità) pare esserci sereno.
L’aeroporto Catullo è di per se abbastanza triste se non fosse per una nota di colore che un uomo trova pur sempre gradevole: davanti all’ingresso delle partenze un bel negozio di lingerie con tanto di manichini addobbati di tutto punto.
La domanda che mi pongo è “perché là lingerie in aeroporto? Forse per la leggenda del sesso nel bagno dell’aereo? O perché così, in caso, l’apparecchio precipitasse, ritroveranno il nostro intimo in ordine?”
Comunque resta il fatto che, in caso di tragedia, una calza tenderà a smagliarsi.
Il restante stabilimento ricorda una cattedrale nel deserto.
Pochi, a quanto pare, i turisti in attesa del volo, così rari che ci si aspetta di incontrare, da un momento all’altro, la famiglia Addams.
Fortuna che somiglio allo zio Fester.
Diario di viaggio: Capitolo 4
l’arrivo
24 ore, anzi qualcosa in più, senza dormire andando avanti a caffè valgono la pena perché un viaggio in Kenya è sempre particolarmente magico.
Per evitare di spaventare ulteriorimente i miei due lettori, non mostrerò la foto della mia faccia accartocciata dal sonno.
“Eh ma potevi dormire in aereo, visto che hai viaggiato di notte oppure, potevi dormire sul pulmino durante il trasferimento dall’aeroporto al Resort”
Primo: non dormo quando non guido io.
Oddio: messa così sembra che io sia un imprudente che dorme al volante, ma non è così state tranquilli, la vostra vita è (quasi) al sicuro con me al volante.
Intendo dire che se non guido, divento una di quelle persone che urlerebbero volentieri “attento alla macchina, non superare qui! Arrrghhhh moriremo tutti!”.
Lo farei soprattutto in un paese che guida “dalla parte sbagliata della strada”.
Il Kenya non ha colpe in questo, le colpe sono dei britannici che colonizzarono questo meraviglioso paese.
Comunque...
Per rispondere all’altra domanda, non ho dormito in aereo perché russo come un bufalo in calore (e qui mi giocherò, mio malgrado, la possibilità di dormire o viaggiare in futuro con nuove amiche).
Ora: voi vedreste di buon occhio un intero Boeing 787 sveglio per il russare di un singolo passeggero per di più viaggiante in classe economica?
La risposta è dentro di voi.
Pensateci su...
Diario di viaggio: Capitolo cinque
giorno 1
Si progettano escursioni
Voi, si: voi!
Voi che leggete queste mie note e che mi accusate di essere troppo ansioso e che dovrei drogarmi meglio...
Secondo voi, un ansioso, progetterebbe una escursione in motocicletta (10 hp, poco cromata...) in un paese dove, lo dicevamo ieri, si guida dalla parte sbagliata?
Un ansioso cavalcherebbe mai una moto, per vedere un tramonto? Certo sarebbe cosa romantica e allettante. Comunque ok, temo abbiate ragione voi: io infatti non ho scritto che la farò sicuramente, ma che, valutandone pro e contro, la sto progettando e come sapete, tra il dire e il fare ci sta molto più che il mare: qui addirittura c’è un oceano...indiano.
Sono stato preso a braccetto da Brunella (la mia agente di viaggio su terra Kenyota) che mi sta consigliando le escursioni migliori e ho già “adottato” un beach boy in spiaggia.
Sarà il karma, sempre che esista, ma l’unico appassionato di fumetti e pseudo vignettista presente al Resort che mi ospita, ha trovato un beach boy che si fa chiamare “Batman”.
Un caso? No, non credo.
Sappiatelo: le spiagge sono più sicure con un supereroe a vegliarle.
Il capitolo più dolente, ma anche no, è il cibo.
Qui al Jacaranda, porca pupazza, si mangia divinamente.
Ecco, ora sento arrivare il commento sprezzante: “lamentarsi per il buon cibo? Ma tu sei malato!”
Lungi da me lamentarmi del buon cibo, anzi: sono grato a questo luogo per la buona cucina offerta (cosa non sempre scontata nei resort, ad esempio in Egitto, non ho affatto mangiato bene), il fatto è che le buone pietanze invitano ad esagerare e io non vorrei aggiungere altre “x” a quelle presenti sui miei capi di abbigliamento.
Detto questo sappiate che, se non dovessero arrivare altre puntate di questo “diario”, potrei aver deciso di effettuare quella famosa gita in moto al tramonto.
Diario di viaggio: capitolo sei
giorno 2
Le conquiste
Certo non sono Sean Connery e nemmeno Clark Gable che (spiegato alle più giovani all’ascolto) erano attoroni di un certo fascino e bellezza, ma evidentemente il fascino del baffo assassino colpisce le ragazze locali più attempate alcune delle quali ha proposto al sottoscritto di pensarci su e di pensare a fare figli color caffè latte che verrebbero bellissimi.
Battute a parte, chiacchierare con i beach boys e le beach girls è un momento di grande crescita culturale, qualche risata e sorrisi, non è certo l’acquisto di un braccialettino o di un ciondolo a mandare in rovina il bilancio del sottoscritto.
Care compatriote: occhio che lo “ScemConnery” della bassa romagna, quello che voi lassù considerate un “usato e nemmeno tanto garantito” qua è merce forte. Investire su di me, viste le azioni in aumento, è un guadagno assicurato
Battute a parte, chiacchierare con i beach boys e le beach girls è un momento di grande crescita culturale, qualche risata e sorrisi, non è certo l’acquisto di un braccialettino o di un ciondolo a mandare in rovina il bilancio del sottoscritto.
Care compatriote: occhio che lo “ScemConnery” della bassa romagna, quello che voi lassù considerate un “usato e nemmeno tanto garantito” qua è merce forte. Investire su di me, viste le azioni in aumento, è un guadagno assicurato
Diario di viaggio: Capitolo sette
giorno 3
Di motociclette, di pesce e di solleoni.
Utilizzate una vecchia canzone di Luca Carboni e canticchiate questo testo modificato: “sono stato su una moto, usata ma tenuta bene”.
Il battesimo della moto è avvenuto con successo e devo dare ragione a Brunella (che mi sta aiutando ad organizzare qualche peregrinazione in questo paese stupendo), le mie ansie più che ingiustificate e un pilota fantastico.
Oggi fantastico viaggio in mezzo all’oceano, visita alla barriera corallina, visti i delfini da vicino, fotografato e filmato sopra e sotto l’acqua.
Pranzo stupendo a base di aragosta, gamberi e riso al cocco. Di più non si poteva davvero ricevere.
Ho preso il sole, tanto sole, così tanto sole che dovrei fare il bagno nell’unguento doposole
“Ma la protezione l’hai messa?”
Certo che si, sono personcina prudente
“Quante volte l’hai messa?”
Una sola, perché? Non basta una volta in tutta la giornata?
“Sai di essere pirla vero?”
... ops...
Il battesimo della moto è avvenuto con successo e devo dare ragione a Brunella (che mi sta aiutando ad organizzare qualche peregrinazione in questo paese stupendo), le mie ansie più che ingiustificate e un pilota fantastico.
Oggi fantastico viaggio in mezzo all’oceano, visita alla barriera corallina, visti i delfini da vicino, fotografato e filmato sopra e sotto l’acqua.
Pranzo stupendo a base di aragosta, gamberi e riso al cocco. Di più non si poteva davvero ricevere.
Ho preso il sole, tanto sole, così tanto sole che dovrei fare il bagno nell’unguento doposole
“Ma la protezione l’hai messa?”
Certo che si, sono personcina prudente
“Quante volte l’hai messa?”
Una sola, perché? Non basta una volta in tutta la giornata?
“Sai di essere pirla vero?”
... ops...
Diario di viaggio: Capitolo 8
giorno 4
Hakuna Matata
Hakuna Matata, significa “nessun problema” perché a tutto c’è una soluzione.
Quasi fosse un termine Jedi per uomini “potenti nella forza”.
Nessun problema significa anche sentirsi rivolgere domande personali e quella più comune è “perché viaggi da solo?”
Inutile dire che sono ormai un esperto in risposte evasive, ma ad una domanda molto specifica, oggi mentre mi recavo al ristorante, non ho potuto non rispondere ammettendo uno stato mentale specifico.
“Posso farti una domanda?”
Mi chiede interessato uno degli animatori del Resort.
“Prego, dimmi...” rispondo gentilmente
“Perché vesti così?”
Oddio, perché come son vestito?
Eccoli arrivare: sono i dieci minuti di panico che mancavano alla collezione.
Era forse giorno in cui necessitava di vestirsi con camicia e pantaloni lunghi?
Cavolo: indosso solo bermuda e una polo. Cosa diavolo avrò che non va.
Non voglio ferire nessuno e vorrei tentare di rispettare l’etichetta e, sorpresa, proprio di “etichetta” si tratta.
“Hai messo la maglia a rovescio amico, vedi hai l’etichetta fuori. Come mai hai messo la maglia a rovescio?”
“È molto semplice...” rispondo con il tono sicuro di chi, ogni giorno, ha a che fare con la moda e l’eleganza:
“...sono un idiota!”
Bene, ora, mi conoscono anche qui, sono quello che mette le cose a rovescio, il distratto...
Collezionare figuracce all’estero è il mio mestiere, qualcuno dovrebbe pagarmi per l’ilarità che creo ovunque vada nel mondo.
Hakuna Matata!
Quasi fosse un termine Jedi per uomini “potenti nella forza”.
Nessun problema significa anche sentirsi rivolgere domande personali e quella più comune è “perché viaggi da solo?”
Inutile dire che sono ormai un esperto in risposte evasive, ma ad una domanda molto specifica, oggi mentre mi recavo al ristorante, non ho potuto non rispondere ammettendo uno stato mentale specifico.
“Posso farti una domanda?”
Mi chiede interessato uno degli animatori del Resort.
“Prego, dimmi...” rispondo gentilmente
“Perché vesti così?”
Oddio, perché come son vestito?
Eccoli arrivare: sono i dieci minuti di panico che mancavano alla collezione.
Era forse giorno in cui necessitava di vestirsi con camicia e pantaloni lunghi?
Cavolo: indosso solo bermuda e una polo. Cosa diavolo avrò che non va.
Non voglio ferire nessuno e vorrei tentare di rispettare l’etichetta e, sorpresa, proprio di “etichetta” si tratta.
“Hai messo la maglia a rovescio amico, vedi hai l’etichetta fuori. Come mai hai messo la maglia a rovescio?”
“È molto semplice...” rispondo con il tono sicuro di chi, ogni giorno, ha a che fare con la moda e l’eleganza:
“...sono un idiota!”
Bene, ora, mi conoscono anche qui, sono quello che mette le cose a rovescio, il distratto...
Collezionare figuracce all’estero è il mio mestiere, qualcuno dovrebbe pagarmi per l’ilarità che creo ovunque vada nel mondo.
Hakuna Matata!
Diario di viaggio: Capitolo 9
giorno 5
Di scuole e tramonti...
(Colonna sonora “all night thing” di Chris Cornell)
Il racconto di oggi sarà meno ironico e sicuramente più malinconico del solito, ma credo che l’argomento vada comunque affrontato.
Visitare una scuola in Kenya, può essere davvero molto sconvolgente soprattutto per coloro che pensano sia sufficiente portare qualche quaderno, qualche penna o un po’ di abiti pensando di fare chissà cosa o lavarsi l’anima.
Certo: é pur sempre una goccia di acqua e migliaia di gocce d’acqua possono portare ad un oceano.
Ma è comunque nulla!
È quello il momento in cui, chi come noi ha tutto, si rende conto di quanta povertà ci sia in giro per il mondo.
E i tuoi “quattro” quaderni, le tue penne e i vestiti, servono a poco o a nulla.
Ma allora perché portarli?
Perché è importante. Così come sono importanti i libri, gli abbecedari, i pallottolieri e le lavagne.
Così come sono importanti i banchi di scuola.
Peccato che qua, i banchi di scuola, spesso nemmeno li hanno mai visti, ma solo sentiti nominare.
Così dopo aver consegnato qualche quaderno, risalgo mesto su una motocicletta e me ne vado verso il tramonto di questa vacanza che così tante emozioni e sensazioni ha regalato.
Per lavare via l’immensa tristezza trasmessa dalla composta allegria dei ragazzini, mi concedo un samosa di granchio (una specie di panzerotto) che, per qualche istante, sposta i pensieri al piacere della buona tavola, ma è in questo momento che il Kenya affonda i suoi coltelli nel tuo cuore e lo fa grazie ai colori del tramonto che scende tra le mangrovie e i suoi sapori.
Un paese a cui la natura ha donato tanto, un paese che però non ha nulla.
Il bianco, il nero: gioie e dolori mitigati dai sorrisi di questo fantastico popolo.
E così, andando verso il tramonto di questa vacanza, posso dire che il mal d’Africa scorre già forte e potente in me.
Diario di viaggio: Capitolo 10
giorno 6
Il video delle vacanze:
Del sesto giorno, ho poco da raccontare in realtà: qualche tuffo e qualche bracciata in piscina non sono certo interessanti (che presunzione pensare che gli altri miei racconti lo siano stati).
Ho nuotato un po’ dopo tanto tempo, rilassando un po’ mente e corpo, ma soprattutto per preparare il fisico a questi ultimi tour de force alimentare che il #Jacaranda offre ai suoi ospiti.
Non rimane che “l’ultima spiaggia”, quella che una volta coinvolgeva e obbligava gli amici a condividere le esperienze di viaggio, ovvero il filmino delle vacanze.
Ricordate quando gli amici vi invitavano a cena ed entrando in casa trovavate pronto in soggiorno lo schermo delle diapositive e un proiettore e non potevate sfuggire all’evento?
Ebbene in pratica, pure io (spinto soprattutto dagli inviti di amici) vi “obbligherò” a vivere questa tradizione.
Le tradizioni sono importanti, per cui: preparate i popcorn e buona visione (se vorrete).
Diario di viaggio: Capitolo 11
giorno 7
Asante sana
(Colonna sonora: arrivedorci di Elio e le storie tese)
In Kenya, per dire grazie, si dice “asante sana”.
Rientrare in stanza la notte prima della partenza e trovare sul letto un augurio di buon viaggio, non mi era mai capitato.
Si, mi era capitato di trovare gli asciugamani piegati a forma di serpente, elefante o altro animale, ma mai ho trovato una composizione floreale sulle lenzuola con la scritta “buon viaggio”.
Un gesto che non aspettavo e che ho voluto ricambiare nello stesso modo (aggiungendo un piccolo premio).
Grazie a Brunella, “Batman” e Lorenzo e grazie anche ad Abdul che hanno rinnovato il piacere di visitare questi luoghi così magici.
Grazie anche ai ragazzi del #Jacaranda sempre gentilissimi e mai invadenti, ma sempre pronti a scambiare una parola è un sorriso.
Stiamo tutti dimenticando il significato della parola “grazie”, ormai è una parola scontata, data addirittura per obsoleta, ma quella parola ha ancora, per me, un grande valore.
Ed è con questo pensiero che chiudo le valigie per tornare in Italia. Un viaggio che termina non certo con un addio, ma con un arrivederci.
Ora è tempo di recuperare il cervello e di non dimenticare nulla (cose abbastanza difficile per il sottoscritto).
Asante sana ragazzi... è stato un vero piacere.
Diario di viaggio: Capitolo 12
giorno 8
Il sonno dei giusti
Come invidio quelli che riescono a dormire a comando.
Io nemmeno prendendo sonniferi ci riesco e invece ci sono persone a cui dici “dormi” e loro lo fanno, pure russando!
Così, dopo che NEOS (grazie ad un guasto al suo Boeing), ci ha “costretti” ad un giorno in più di faticosissime peripezie a bordo piscina, “finalmente” arrivano i pulmini a prelevarci all’hotel e si torna in Italia. È quasi notte, o meglio è buio, tutti si appoggiano allo schienale del sedile e in quattro e quattr’otto iniziano a dormire, ad eccezione del sottoscritto naturalmente, che veglia assieme all’autista. Stessa cosa in aereo, tutti a dormire o quasi.
Lascio decidere a voi chi sarà l’unico viaggiatore sveglio per tutto il volo e che sveglio dovrà restare anche nel tragitto aeroporto casa guidando l’auto propria con condizioni di pioggerella mista a neve.
Io vi invidio!
Voi che dormite i film dai titoli di testa, voi che poggiate lievemente il deretano sul divano pregustando il sonno del giusto, sappiatelo: vi invidio così tanto che resto sveglio quasi per farvi dispetto.
Ed è così, manifestandovi un sano sentimento di invidia, che voglio chiudere questo diario di viaggio.
Perché qualche sentimento ”negativo”, a volte, bisogna pure trasmetterlo!